Cercare di farsi una diagnosi su Google è ormai il primo passo e forse aiuta a venire a patti con i propri sintomi, a trovare altre persone con le tue stesse difficoltà, con i tuoi stessi dolori, ma quella sensazione fastidiosa di insoddisfazione continua a rimanere presente dentro di te e influenza la tua vita?
Viene il momento in cui con i consigli dei blog, con la fitoterapia, con lo yoga, con tutte le terapie di wellness i problemi rimangono, magari si alleggeriscono, ma il malessere di fondo continua.
Lavorando in sinergia con approcci psicoterapeutici integrati è possibile raggiungere obiettivi di salute duraturi.
Consultare una specialista, iniziare una psicoterapia, vuol dire prendere del tempo per se stessi, lavorare al proprio benessere, investire una parte delle proprie energie per capire cosa sta succedendo dentro di noi, nelle nostre relazioni personali o di lavoro.
Per affrontare i problemi emotivi di solito si inizia dalle buone intenzioni, ricorrendo a comportamenti definiti “più sani”, controllare l’alimentazione, cercare di smettere di fumare, aumentare l’attività fisica, diminuire comportamenti che sentiamo, e che noi stessi giudichiamo “malati”, come passare ore e ore con compagnie solo virtuali, siano giochi di ruolo, social, siti porno, trading o scommesse on line.
I comportamenti però, sia quelli “sani” che quelli “sbagliati” sono solo un tentativo di arginare, contrastare, un malessere di fondo che non può venire affrontato e risolto, se non lavorando sulle motivazioni inconsce.
Se Freud è stato un grande innovatore e come padre della Psicoanalisi, ha proposto una teoria sul funzionamento della nostra mente, partendo dallo studio dei disturbi psichici, le Neuroscienze e la NeuroPsicoanalisi, in sinergia con altre discipline umanistiche e scientifiche, ci aiutano oggi a orientare, supportare, le persone che desiderano migliorare il proprio stato emotivo e quindi la propria qualità della vita, in modo più individuale, preciso, rispettoso della storia di ognuno, delle proprie aspettative, dei propri desideri, dei propri bisogni, senza necessariamente parlare di patologia.
Diventa necessario, e talvolta indispensabile, prendersi cura della propria salute emotiva, non passando solo per il fisico.
Mente e corpo sono totalmente interconnessi, tanto da poter dire che la mente è il corpo, (cervello incarnato) noi non siamo cervello e corpo, noi siamo un corpo intero, fatto di gesti e pensieri.
Se curiamo una polmonite con dei farmaci datici dallo specialista, per avere accesso alle difficoltà del cervello, come organo pensante, che lavora attraverso la sua biochimica e i suoi campi elettrici, possiamo utilizzare la parola, la vicinanza e la presenza di una psicoterapeuta esperta, per apportare attraverso gli organi di senso, la comunicazione emotiva e quella non verbale quei segnali che curano i pensieri e i sentimenti.
Cambiare per affrontare un problema se cambiamo soltanto quello che “sembra” il motivo apparente del malessere, cioè il coniuge, gli amici, il lavoro, o la casa, può non risolvere il disagio che quelle situazioni generano dentro di noi, nei nostri sentimenti, nei nostri affetti.
Facendo riferimento alla regola di Hebb, uno psicologo americano che ha elaborato un Modello formale di apprendimento, possiamo lavorare sulla plasticità di funzionamento del nostro cervello.
La nostra attività cerebrale è costantemente in contatto, anche durante il sonno, con le nostre percezioni interne e con il mondo circostante, attuando un lavoro continuo, teso alla ricerca costante e ininterrotta dell’adattamento migliore alla nostra vita.
L’organo cervello dialoga con tutti gli altri organi soprattutto aldifuori della nostra coscienza.
Il funzionamento della nostra mente è nella quasi totalità del tempo inconscio, e segue un percorso definito bottom-up, cioè partendo dalla periferia del nostro corpo, da tutti gli organi di senso, da tutti gli apparati fisiologici, (cardiocircolatorio, respiratorio, digestivo, immunitario, linfatico, etc) e dagli strati più profondi del nostro sistema cerebrale, verso il cervello superiore, dove i vari circuiti celebrali si interfacciano con i sistemi emotivi e con quelli cognitivi, cioè del pensiero.
Invece la parte cosciente del nostro funzionamento mentale è definita, secondo questa categorizzazione, top-down e ha una percentuale di funzionamento e di influenza significativamente più bassa sui circuiti neuronali, parte dal pensiero e si dirama in tutto il corpo attraverso le terminazioni nervose che arrivano alla periferia.
Comprendere appieno il funzionamento della mente e questa sua plasticità, ci porta a capire come possiamo attraverso i nostri stessi pensieri, influenzare la nostra visione sul mondo e su noi stessi, comprendendo nel profondo il percorso fatto nella nostra vita per trovare la soluzione adattiva migliore possibile.